© TEMI SCOTTI RELIGIOSI - Francescopaolo Marino
TESTIMONI DI
GEOVA-SETTA O
CRISTIANI?
testo
basato
sugli
scritti
di
Giuseppe
De
Rosa
e Randall Watters
Chi sono i Testimoni di Geova?
I
Testimoni
di
Geova
sono
riconosciuti
dallo
Stato
italiano
come
"Congregazione
Cristiana
dei
Testimoni
di
Geova".
Ma
chi
sono
in
effetti?
Per
rispondere
ci
baseremo
sia
sulla
loro
letteratura,
sia
sulle
opere
migliori
di
specialisti
sulla
storia
e
sulla
dottrina
dei
Testimoni di Geova.
La
prima
cosa
da
precisare
è
che
i
Testimoni
di
Geova
(TdG)
non
sono
cristiani,
anche
se
si
dichiarano
gli
unici
veri
cristiani.
Essi
negano
infatti
i
fondamenti
stessi
del
Cristianesimo:
la
divinità
di
Gesù
Cristo
il
Figlio
di
Dio,
la
salvezza attraverso la fede in Lui.
In
secondo
luogo,
i
TdG
hanno
una
propria
Bibbia
(Traduzione
del
Nuovo
Mondo
delle
Sacre
Scritture),
che
non
è
quella
ebraico-cristiana,
perché
in
molti
punti
essenziali
è
stata
manipolata
in
maniera
da
confermare
la
loro
dottrina
(le
modifiche
sono
elencate
in
questo
studio).
Cioè
non
sono
i
TdG
che
si
conformano
alla
Sacra
Scrittura,
ma
è
questa
che
viene
adattata
alla
dottrina
stabilita
dal
Corpo
Direttivo
dei
TdG.
Quest'ultimo
perciò
ha
la
grave
colpa
di
aver
falsificato
la
Sacra
Scrittura
in
cose
essenziali,
per
farle
dire
cose
che
essa
non
dice
o
per
farle
dire
il
contrario
di
quello che essa dice.
Tra
i
cattolici
è
diffusa
l'idea
che
i
TdG
siano
protestanti;
ciò
è
errato.
I
TdG
non
condividono
affatto
le
dottrine
del
protestantesimo,
ma
si
basano
invece
sulla
corrente
delle
"sette
cristiane",
sorte
pressappoco
nello
stesso
periodo,
e
imperniate
su
dottrine
eretiche
come
il
condizionalismo
(secondo
cui
l'anima
non
è
immortale,
e
l'uomo
risorge
solo
al
momento
del
giudizio
finale,
a
certe
condizioni)
e
il
sacro
nome
(l'obbligo
di
usare
un
nome
specifico
per Dio, "Geova").
In
terzo
luogo,
i
TdG
non
hanno
una
vita
propriamente
religiosa.
È
raccomandata
la
preghiera
personale
a
Geova
(Dio),
ma
il
vero
culto
consiste
nello
studio
biblico
fatto
nelle
adunanze
settimanali
e
l'appartenenza
all'Organizzazione
dei
TdG
(che
si
autodefinisce
"l'organizzazione
visibile
di
Dio").
Nel
geovismo
non
ci
sono
pratiche
religiose
né
vita
sacramentale.
C'è
soltanto
il
battesimo,
che
non
è
inteso
come
sacramento,
ma
è
il
segno,
dato
agli
altri,
che
si
è
deciso
di
aderire
all'Organizzazione
dei
TdG.
Una
volta
all'anno
si
fa
anche
un'adunanza
per
commemorare
la
morte
di
Gesù:
il
pane
e
il
vino
vengono
assunti
soltanto
da
coloro
che
sentono
di
far
parte
dei
"144.000
unti"
.
Gli
altri
si
limitano
ad
assistere
alla
cerimonia
"in
veste
di
osservatori"
che,
invece
di
avere
la
speranza
di
una
vita
celeste
con
Cristo,
"si
rallegrano
alla
prospettiva
di
vivere
per
sempre
sulla
terra paradisiaca".
È
un
fatto
abbastanza
strano
che
i
continui
spostamenti
di
presunte
"date
della
fine
del
mondo
presente"
da
parte
dell'Organizzazione
-
dal
1874
al
1914,
dal
1914
al
1925,
dal
1925
al
1975,
dal
1975
a
una
data
imminente,
non
specificata
-
non
abbia
provocato
nel
movimento
geovista
crisi
che
avrebbero
dovuto
dargli
un
colpo
mortale,
perché
il
fatto
che
le
profezie
dei
presidenti
e
del
Corpo
Direttivo
non
si
avverano
era
segno
evidente
che
il
movimento
geovista
poggiava
sul
falso
(si
consideri
anche
il
pensiero
della
Bibbia
in
proposito,
espresso
in
Deuteronomio 18,20-22 e Matteo 7,15).
In
realtà,
dopo
che
la
data
del
1925
si
dimostrò
falsa,
ci
fu
nel
movimento
geovista
una
"grande
delusione",
perché
parecchi
membri
di
esso
avevano
abbandonato
il
lavoro,
rinviato
operazioni
necessarie
per
la
salute,
interrotto
la
coltivazione
dei
campi
e
abbandonato
i
loro
averi.
Ma
la
crisi
fu
ben
presto
assorbita
e
il
movimento,
opportunamente
riorganizzato
da
J.
E.
Rutherford,
crebbe.
Una
nuova
"grande
delusione"
si
ebbe
quando
anche
nel
1975
-
altra
data
della
presunta
fine
del
presente
mondo,
profetizzata
da
N.
H.
Knorr
-
non
avvenne
nulla;
ma
anche
questa
volta
l'organizzazione
subì
danni
contenuti.
Invece
una
crisi
grave
scoppiò
all'interno
del
Corpo
Direttivo,
quando
nel
1979,
partendo
dal
fallimento
della
loro
profezia
del
1975,
si
pose
in
questione
la
data
del
1914,
che
è
la
data
cardine
su
cui
poggia
tutto
il
geovismo.
Il
Corpo
Direttivo
ribadì
con
durezza
che
tale
data
non
doveva
essere
mutata.
Un
membro
del
Corpo
Direttivo
-
Raymond
Franz
-
che
mosse
gravi
obiezioni,
venne
espulso
e
più
tardi
disassociato:
la
vicenda
è
narrata
nel
volume
Crisi
di
coscienza
che,
se
ha
mostrato
che
gravi
dubbi
esistono
anche
all'interno
del
Corpo
Direttivo,
ha
ricordato
anche,
che
nonostante
tutte
le
crisi
e
le
delusioni,
il
movimento geovista è in crescita.
Probabilmente,
la
spiegazione
va
ricercata
nell'estrema
rigidità
dell'organizzazione
dei
TdG
e
nella
sua
capacità
di
plagio
degli
aderenti
(nel
libro
"I
testimoni
di
Geova:
ideologie
e
consenso
sociale",
M.
Castiglione,
parlando
di
ciò
che
avviene
all'interno
di
questa
organizzazione,
afferma
che
essa
è
"il
più
rilevante
esempio
di
coercizione
psicologica
e
di
manipolazione di massa").
Da
una
parte,
i
membri
sono
sottoposti
a
un'estrema
vigilanza,
per
cui
ogni
minimo
dissenso
da
quanto
ha
stabilito
il
Corpo
Direttivo
viene
immediatamente
stroncato
e
punito
con
la
disassociazione;
dall'altra,
ai
TdG
non
è
permesso
di
pensare
in
maniera
autonoma:
ogni
membro
deve
"evitare
lo
spirito
indipendente,
mettendo
in
dubbio
i
consigli
dell'organizzazione";
non
deve
avere
contatti
e
scambi
di
idee
con
persone
estranee
al
movimento,
che
potrebbero
insinuargli
dubbi
circa
i
dogmi
ufficiali;
è
scoraggiato
dal
leggere
libri
e
riviste
che
possono
influenzare
il
suo
modo
di
pensare,
che
deve
essere
soltanto
quello
del
movimento
geovista.
L'unica
verità
è
quella
che
gli
è
insegnata
con
un
continuo
e
implacabile
martellamento
psicologico
nelle
adunanze,
in
cui
il
TdG
è
sottoposto
a
un
totale
asservimento
mentale.
"Ecco
perché
non
c'è
un
solo
Testimone
di
Geova
al
mondo
al
quale
sia
consentito
scrivere.
Per
quanto
incredibile
possa
sembrare,
in
tutta
la
loro
storia
nessuno
di
loro
ha
mai
prodotto
nulla
che
fosse
frutto
delle
sue
riflessioni.
È
assolutamente
vietato
loro
scrivere
libri,
saggi,
articoli
o
altro,
che
contengano
il
frutto
di
una
loro
ricerca,
di
un
loro
pensiero.
Quei
pochissimi
che
hanno
osato
farlo
sono
stati
puniti
con
la
disassociazione"
(cfr.
S.
Pollina,
"Viaggio
nel
mondo
dei
Testimoni
di
Geova".
Nel
1982
fu
"disassociato"
C.
Olof
Jonsson,
TdG
da
25
anni,
per
aver
scritto
un
volume
nel
quale
mostrava
l'infondatezza
della
data
del
607
a.C.
come
anno
della
distruzione
di
Gerusalemme
da
parte
del
re
Nabucodonosor
II:
in
realtà,
il
fatto
che
il
re
babilonese
non
distrusse
Gerusalemme
nel
607
fa
crollare
la
data
del
1914,
su
cui
poggia
la
dottrina
geovista.
È
storicamente
certo
che
Nabucodonosor
II
distrusse
Gerusalemme
20
anni
dopo,
nel
587-
586).
Questo
ci
fa
concludere
che
l'Organizzazione
esercita
sui
suoi
adepti
una
sorta
di
plagio
mentale,
per
cui
perdono
ogni
senso
critico
e
sono
disposti
a
credere
e
ad
accettare
come
volontà
divina
qualunque
cosa
che
sia
loro
proposta
dal
Corpo
Direttivo,
anche
quando
questo
fa
affermazioni
che
poi
si
dimostrano
false,
come
le
date
(1878,
1914,
1925,
1975)
della
fine
del
mondo
presente,
e
anche
quando
la
loro
traduzione
della
Bibbia
dal
greco
è
manifestamente
erronea.
Possibile
-
ci
si
chiede
-
che
i
TdG
non
si
rendano
conto
di
essere
ingannati
da
profezie
palesemente
false
e
da
traduzioni
volutamente
erronee
della
Sacra
Scrittura?
Siamo
di
fronte
all'aspetto
maggiormente
deprecabile
del
geovismo:
la
distruzione
che
esso
opera
di
ciò
che
nell'uomo
è
più
propriamente
"umano":
la
sua
capacità
di
pensare
autonomamente,
di
ragionare
e
di
esercitare
la
facoltà
critica, la sua libertà.
C'è
un
secondo
aspetto,
anch'esso
assai
deprecabile,
del
geovismo
che
non
possiamo
non
segnalare;
ed
è
che
esso
induce
a
rompere
ogni
rapporto
"umano"
e
a
considerare
estranei
e
da
evitare
tutti
coloro
che
non
appartengono
ai
TdG,
siano
essi
non
solo
parenti
stretti
e
amici
un
tempo
carissimi,
ma
anche
il
marito,
la
moglie
e
i
figli,
per
cui
nelle
famiglie
che
non
sono
tutte
formate
da
TdG
avvengono
rotture
e
scissioni
crudeli
e
inumane.
Il
TdG
trova
calore
affettivo
e
amicizia
soltanto
all'interno
del
movimento
geovista,
frequentando
la
loro
"Sala
del
Regno"
(il
luogo
dove
si
radunano).
Tutte
le
altre
persone
sono
estranee
e
nemiche
e
con
esse
non
bisogna
avere
nulla
a
che
fare.
Questo
spirito
"settario"
rende
estremamente
difficile
ogni sincero dialogo con i TdG.
Il
condizionamento
esercitato
sugli
adepti
Nella
stragrande
maggioranza
dei
casi
in
cui
parenti
e
amici
tentano
di
parlare
a
un
TdG
circa
gli
errori
della
Torre
di
Guardia,
essi
non
riescono
a
comunicare
col
TdG.
Costoro
possono
avere
dimestichezza
con
l'ideologia
della
Torre
di
Guardia,
ma
poi
procedono
come
se
al
TdG
mancassero
solo
le
prove,
presumendo
semplicisticamente
che,
una
volta
di
fronte
alla
verità,
egli
capirà
e
lascerà
l'Organizzazione.
Questo
modo
di
fare
non
funziona
quasi
mai,
perché
si
basa
sull'ipotesi
che
la
persona
è
solo
priva
di
un'accurata
informazione,
e
che
una
volta
messa
di
fronte
alla
verità,
prenderà
la
decisione
di
lasciare
la
Torre di Guardia.
In
questo
modo
si
parte
dal
falso
presupposto
che
la
persona
non
abbia
sentito
critiche
sulla
Torre
di
Guardia,
o
che
la
persona
sia
abbastanza
obiettiva
per
valutare
da
sola
la
veridicità della Torre di Guardia.
E'
difficile
trovare
un
TdG
che
non
abbia
letto
o
sentito
notizie
che
svelano
la
disonestà
intellettuale
della
Torre
di
Guardia.
Allora
perché
problemi
non
ne
vede?
Evidentemente
qualcosa
gli
impedisce
di
analizzare
le
notizie
vere
in
modo
obiettivo.
La
sua
mente
è
abituata
a
non
dubitare
minimamente
dell'Organizzazione;
si
eleva
un
muro
che
in
effetti
gli
dice:
"fin
qui
puoi
arrivare,
ma
non
oltre".
L'amico
o
il
familiare
non
si
rende
conto
che
la
persona
è
vittima
del
condizionamento
mentale,
e
che
qualsiasi
pregiudizio
o
presupposto
l'Organizzazione
gli
abbia
inculcato,
gli
impedirà
di
vedere
le
cose
con
obiettività.
Si
potrebbe
paragonare
tutto
ciò
al
caso
di
una
bambina
che
ama
molto
sua
madre
e
che
scopre
che
lei
è
sotto
processo
per
omicidio
di
primo
grado.
Non
avendo
ancora
la
maturità
per
capire
la
natura
umana
e
la
complessità
della
personalità,
la
bimba
sarà
sopraffatta
dal
proprio
attaccamento
verso
la
madre
e
rifiuterà
(anche
senza
una
valida
ragione)
ogni
sforzo
per
convincerla
che
sua
madre
può
essere
un'assassina.
L'illustrazione
non
si
discosta
molto
da
ciò
che
succede
in
realtà
nella
mente
del
TdG.
Gli
viene
insegnato
che
l'Organizzazione
è
la
"madre"
e
che
Geova
è
il
"padre"
che
però
parla
al
TdG
solo
attraverso
l'Organizzazione.
Gli
viene
ripetutamente
ricordato
quanto
quest'ultima
sia
degna
di
fiducia
e
che
senza
di
essa
il
TdG
non
può
farcela.
Chiunque
altro
cerchi
di
aiutare
il
TdG
è considerato pericoloso.
Poiché
il
TdG
fa
parte
di
una
"fratellanza",
legata
da
uno
spirito
di
compattezza
per
effetto
delle
cinque
adunanze
settimanali,
la
sensazione
di
essere
al
sicuro
e
anche
"amato"
rafforza
ciò
che
sostiene
l'Organizzazione.
Essa
gli
ha
insegnato
a
non
leggere
niente
di
ciò
che
la
mette
in
cattiva
luce,
impedendo
così
alla
persona
di
pensare
in
modo
obiettivo.
Di
fronte
a
tali
pubblicazioni
egli
è
indotto
a
reagire
emotivamente.
Egli
non
discute
minimamente
le
motivazioni
o
la
veridicità
dell'Organizzazione,
anche
di
fronte
a
una vera sfida.
Solo
se
comincia
a
perdere
fiducia
nelle
pretese
dell'Organizzazione,
potrà
uscire
dal
vincolo
emotivo
e
comincerà
a
pensare
in
modo
obiettivo.
Un
ex-TdG
ha
commentato:
"La
maggioranza
dei
Testimoni
è
in
buona
fede,
anche
perché
pochissimi
di
loro
hanno
fatto
dei
confronti
seri
con
realtà
religiose
diverse
o
approfondito
criticamente
gli
insegnamenti
ricevuti;
molti
non
hanno
né
i
mezzi
né
la
capacità
di
farlo.
Una
volta
diventati
TdG,
dopo
qualche
tempo,
capacità
e
volontà
di
discernere
errori
e
contraddizioni
vengono
soffocati
quasi
del
tutto
dal
continuo
studio
di
riviste
e
pubblicazioni
edite
dal
Corpo
Direttivo
(CD),
studio
che
consiste
nell'accettazione
acritica
e
passiva
di
tutto
ciò
che
dichiara
la
Società.
Lo
so
che
ai
Testimoni
dà
fastidio
sentir
parlare
di
indottrinamento,
ma
non
possono
negare
questa
realtà:
quante
volte
qualcuno
di
loro
ha
potuto
esprimere
liberamente
delle
critiche
agli insegnamenti dello "schiavo"?".
Un
altro
ex-TdG,
dopo
aver
lasciato
l'Organizzazione,
ha
commentato:
"Non
è
stato
facile.
Perché
il
mondo
esclusivo
che
si
è
costruito
attorno
al
testimone
di
Geova
crolla
quando
si
decide
di
uscirne;
si
perdono
le
amicizie,
viene
tolto
anche
il
saluto.
Si
è
nel
più
completo
isolamento:
la
morte
sociale.
Tant'è
che
il
30%
di
quelli
che
abbandonano
poi
rientrano
proprio
per
ritrovare
l'ambiente
lasciato:
amicizie,
affetti,
calore
umano.
Quantunque
l'Organizzazione
tema
più
quello
che
lascia
spontaneamente
che
non
quello
che
viene
allontanato.
Chi
lascia
evidentemente
ha
maturato
una
scelta
autonoma
che
potrebbe
essere
imitata
da
altre
persone.
La
mia
decisione
di
mettere
fine
a
quest'esperienza
è
nata
per
motivi
ideologici.
Ma
è
stato
stressante
non
poterne parlare con nessuno."
C'è
speranza
per
parenti
o
amici
che
sono
entrati
a
far
parte
dei
Testimoni
di Geova?
È
una
perdita
di
tempo
cercare
di
aiutare
un
TdG
ad
uscire
dall'Organizzazione?
Potrebbe
sembrare
così
per
chi
osserva
dall'esterno.
Il
cieco
zelo
e
l'impenetrabilità
alla
critica
da
parte
del
TdG
potrebbero
sembrare
permanenti
al
familiare
che
cerca
di
liberarlo dalla Torre di Guardia.
L'Organizzazione
sa
che
deve
costantemente
alimentare
i
propri
adepti
con
lo
stesso
materiale,
settimana
dopo
settimana,
perché
ha
paura
che
un
affiliato
cominci
a
pensare
e
ad
agire
autonomamente.
Qualche
volta
il
TdG
si
estranea
per
un
lungo
periodo
dalle
attività
della
"Sala
del
Regno",
e
questo
fa
scattare
nella
sua
mente
le
perplessità.
Molti
semplicemente
si
stancano
di
essere
condizionati
e
la
propria
identificazione
col
movimento
perde
ogni attrattiva.
Che
genere
di
forte
motivazione
evita
al
TdG
di
gettarsi
a
capofitto
nelle
"pericolose"
acque
dell'autocritica?
Il
motivo
è
la
paura;
il
problema
principale
è
la
fiducia
malriposta.
Il
concetto
cristiano
di
confidare
in
un
Dio
reale
ma
invisibile
viene
sostituito
da
un
simbolo
più
a
portata
di
mano:
l'Organizzazione.
Il
TdG
impara
che
servire
l'Organizzazione
equivale
a
servire
Dio.
Crede
che,
se
l'Organizzazione
non
fosse
realmente
voluta
da
Dio,
non
avrebbe
nessun'altra
sicurezza.
Così
rimane
aggregato
ad
essa
continuando
ad
ignorare
la
gran
massa
di
informazioni
che
scardinano
l'intera
struttura
della
Torre
di
Guardia.
Più
ignora
i
fatti,
più
diventa
mentalmente
ristretto
rischiando di non cambiare più.
Per
cancellare
il
problema
delle
false
profezie
e
delle
incongruenze
dell'Organizzazione,
il
TdG
deve,
in
effetti,
ingannare
se
stesso
e
pensare
che l'Organizzazione è nel giusto.
Qualche
studioso
ha
suggerito
che
per
mettere
a
nudo
i
pregiudizi
di
un
TdG
è
utile
discutere
con
lui
su
argomenti
che
abbiano
analogie
con
il
condizionamento
praticato
dalla
Torre
di
Guardia,
ma
che
non
riguardino
direttamente
né
lui
né
l'Organizzazione.
Un
cristiano
può
pensare
di
dover
ricorrere
subito
alla
Bibbia,
ma
si
deve
capire
che
prendere
in
mano
la
Bibbia
scatena
nel
TdG
una
certa
"linea
di
pensiero"
prestabilita.
Sebbene
il
TdG
sia
realmente
ignaro
della
maggior
parte
del
contesto
biblico,
tuttavia
in
conversazioni
scritturali
si
sente
a
suo
agio,
perché
è
stato
ampiamente
indottrinato
su
cosa
deve
pensare
e
come rispondere.
Tirare
fuori
la
Bibbia
inopportunamente
lo
scuoterà
da
quella
seria
riflessione,
e
sarà
di
nuovo
sicuro
del
fatto
che
lui
sa
già
tutto
sulla
Bibbia,
e
che
voi
siete
certamente
nell'errore.
Molte
volte
un
cristiano
ha
visto
naufragare
i
suoi
sforzi
di
coinvolgere
un
TdG
in
conversazioni
bibliche.
La
parte
dolente
della
faccenda
è
che
il
cristiano
crede
di
poter
comunicare
con
il
TdG
proponendo
alcuni
brani
biblici
da
chiarire;
il
risultato
sarà
che
il
TdG
non
gli
parlerà
più,
e
continuerà
a
credere
di
conoscere
bene
la
Bibbia
e
di
possedere tutta la verità.
Al
di
là
dei
ragionamenti
logici
o
teologici
che
si
possono
tentare,
ricordiamo
che
prima
e
sopra
ogni
altra
cosa,
la
cosa
migliore
da
fare
resta
comunque
pregare
per
queste
persone,
perché
ciò
che
è
impossibile
agli
uomini,
è
possibile
a
Dio
(vang.
di
Matteo 19,26).
Desidero
concludere
questo
studio
con
le
parole
di
un
fratello,
il
quale
consiglia
di
rendere
semplicemente
la
vostra
testimonianza
cristiana
a
queste persone; dicendogli cioè:
“Che
siete
dei
discepoli
di
Cristo
e
che
mediante
la
fede
in
Lui
avete
ricevuto
la
remissione
dei
peccati,
avete
la
salvezza,
avete
la
vita
eterna,
avete
la
pace
di
Dio,
la
gioia
della
salvezza,
una
consolazione
eterna,
avete
lo
Spirito
Santo
nei
vostri
cuori
che
grida:
Abba!
Padre!,
e
quindi
che
non
vi
manca
nulla.
Ma
proseguite
dicendogli
che
anche
loro
possono
ricevere
la
salvezza
se
si
ravvedono
dai
loro
peccati
e
credono
in
Gesù.
Ditegli
che
ciò
si
può
sperimentare
adesso,
basta
invocare
Gesù
Cristo.
Per
quanto
riguarda
il
vostro
atteggiamento
nei
loro
confronti,
mostrategli
amore
quando
gli
parlate,
non
siate
aspri
e
neppure
volgari,
perché
questi
atteggiamenti
non
si
addicono
ai
santi.
Ma
l’amore
sia
sempre
accompagnato
da
gravità
e
da
franchezza.
Ed
infine
pregate
per
loro affinché Dio li salvi.”